quaderni di management 
bimestrale di cultura managerialeE.G.V.
  
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L´organizzazione "emergente"

Giancarlo Oriani


 

Sempre più i concetti “classici” della progettazione organizzativa sono messi in discussione. La pratica aziendale quotidiana aveva già da tempo evidenziato come i sistemi di progettazione “dall’alto”, “razionalistici”, non fossero sempre del tutto efficaci. Ora anche la teoria si sta conformando, scoprendo la necessità di modalità di analisi e di intervento innovative, che rendano conto della complessità del reale, e si affidino maggiormente a logiche “dal basso”. L’organizzazione cioè “emerge” dal complesso gioco di rapporti tra innumerevoli elementi solo parzialmente governabili.
In questo primo numero del 2005 proponiamo due articoli che vanno ad inserirsi in questo filone di pensiero. L’articolo di De Toni e Comello presenta alcuni spunti che la teoria della complessità e dell’auto-organizzazione possono offrire agli studiosi di management e ai dirigenti d’azienda. L’articolo di Brun e Sianesi, focalizzandosi sui processi logistico-produttivi, si chiede se sia possibile “governare” una Supply Chain non accentrando ed integrando i processi, ma invece decentrandoli e distribuendo il potere decisionale.

Il mettere in discussione le logiche manageriali classiche trova il corrispettivo anche nel “mettersi in discussione” dei manager nei processi di cambiamento, per superare gli ostacoli, le tensioni e le resistenze che si generano. L’articolo di Gnan spiega come questa attitudine possa scaturire dalla pratica della sperimentazione strategica.
Tra i nuovi “mantra” aziendali che nessuno discute vi è il knowledge management. Eletti ci spiega che è però quasi impossibile trovare due esperti allineati sulla definizione non solo del come, del quando e del dove applicare il KM, ma nemmeno del cosa esso esattamente sia. E’ allora importante fissare l’attenzione su quegli aspetti concreti del knowledge management che possano essere utili per potersi orientare in questa fase di sviluppo incerto e turbolento.

Come incerti e turbolenti sono i processi di innovazione e sviluppo prodotto, fortemente al centro dell’attenzione delle aziende per il loro impatto decisivo sulle capacità competitive. L’articolo di Troni, della società di consulenza Festo CTE, illustra la metodologia Triad Innovation, appositamente sviluppata per fornire alle aziende uno strumento di autoanalisi e di autodiagnosi del processo di innovazione e sviluppo prodotto. Questo strumento non è orientato tanto a definire un modello di riferimento (best practice) col quale confrontarsi, quanto a supportare un’autovalutazione della coerenza del proprio modello organizzativo. Mentre l’articolo di Patrick affronta l’annoso problema del project management dal punto di vista della Teoria dei Vincoli (nel numero 9/2004 era già stato presentato un articolo in cui si illustravano i principi di base della Teoria dei Vincoli e la sua applicazione, soprattutto, al mondo della produzione).

Nella sezione “Cosa ci aspetta nel futuro” ospitiamo l’intervista a De Kerkhove, effettuata dal prof. Ceriani durante il Forum Formazione di Somedia. De Kerchove è stato studente di Marshal Mc Luhan e attualmente dirige il Mc Luhan Program Culture and Technology a Toronto.
Ha svolto numerosi lavori sperimentali sul rapporto tra cervello e nuove tecnologie comunicative mostrando come il futuro dell’informazione passa attraverso queste nuove ricerche. “Feeling funky network” si riferisce ad un nuovo modo di pensare il business e le attività delle aziende